Ci lascia assolutamente perplessi il provvedimento governativo che pensa di mettere in campo 60000 persone per potenziare l’assistenza alle categorie più fragili, dagli anziani ai bambini, persone senza formazione, addestramento, conoscenza del sistema, controlli sanitari e senza dispositivi di protezione individuale.
Condividiamo il Comunicato del #ComitatoNazionaledelVolontariatodiProtezioneCivile in forma congiunta tra Commissione Nazionale e Territoriale
“Leggiamo con profonda preoccupazione le notizie relative al bando per sessantamila assistenti civici a sostegno dei Sindaci nella delicata Fase 2 di questa emergenza che, lo ricordiamo, dal 30 gennaio scorso ha visto impegnati in tutta Italia centinaia di migliaia di volontari di protezione civile i quali hanno prestato un milione circa di giornate/uomo di servizi per assistere in tutti i Comuni italiani chi ne aveva bisogno.
Il volontariato di protezione civile ha rappresentato dal momento dell’istituzione del Servizio nazionale fino ad oggi un fiore all’occhiello per il nostro Paese, unico al mondo ad aver saputo coinvolgere le competenze e le qualità del volontariato in un sistema organizzato e integrato che in ogni occasione ha dimostrato con generosità una straordinaria efficacia di intervento. Un provvedimento come quello in oggetto rischia di ledere in maniera irrimediabile tutti coloro che a questo mondo si sono dedicati, introducendo il principio pericoloso che si possa essere volontari senza avere alcuna preparazione per farlo. I nostri volontari e volontarie che operano ogni giorni al fianco delle Istituzioni mettono al servizio del sistema oltre che il proprio tempo un impegno costante nella formazione e nell’addestramento, nell’elaborazione di metodologie operative sempre più efficaci, nello studio e nella pianificazione. Tutto ciò è possibile grazie all’impegno delle tante organizzazioni di volontariato di protezione civile che con un quotidiano lavoro nella società si fanno elemento attivo di partecipazione dei cittadini alla vita comunitaria del Paese, mettendo, attraverso l’impegno dei propri volontari e iscritti, i propri saperi e il proprio know-how al servizio del bene comune.
Tali principi sono ovviamente messi in discussione da un provvedimento che affida compiti delicatissimi a sessantamila cittadini reclutati in maniera estemporanea, che non possono avere l’adeguata preparazione per sostenere i sindaci né nel delicato compito di garantire il distanziamento sociale nei luoghi di assembramento pubblico, prerogativa delle forze dell’ordine a partire dalla polizia locale. Attività alla quale il volontariato di protezione civile è in grado di contribuire ma solo limitatamente alla funzione che gli è propria di informazione rivolta ai cittadini, e che rischia, al contrario, di esporre persone impreparate e cittadini a situazioni complesse anche dal punto di vista della sicurezza, aspetto che non può mai essere gestito da volontari.
Ma ancor di più gli assistenti civici non potranno essere di sostegno ai Comuni nemmeno per assicurare informazioni adeguate sui comportamenti da adottare, specie nei luoghi aperti al pubblico, e prestare assistenza a coloro che, esposti a particolari condizioni di fragilità, ne hanno bisogno. Queste attività sono quelle nelle quali il volontariato di protezione civile così come tutto il Terzo Settore più in generale, a partire dal volontariato specializzato sanitario e sociale, è stato ed è impegnato quotidianamente.
Per queste ragioni, con sempre maggiore sconcerto leggiamo le dichiarazioni del Presidente di Anci e Sindaco di Bari Antonio Decaro che ancora più, assimilando gli assistenti civici ai volontari e alle volontarie di protezione civile che si sono dedicati al servizio degli altri, ingenerano una pericolosa confusione e ne offendono l’impegno. Anche in ragione del fatto che tali assistenti civici dovrebbero essere riconoscibili portando i loghi e le insegne della protezione civile nazionale, cosa su cui chiediamo, in virtù delle considerazioni esposte, un immediato cambio di rotta. Così come auspichiamo che in nessun caso tali risorse vengano affidate al coordinamento della protezione civile a qualunque livello, a maggior ragione nei comuni dove, in particolare nei centri più piccoli, le strutture di coordinamento dell’emergenza funzionano anche grazie al contributo del volontariato di protezione civile: cioè da persone preparate e qualificate per operare in sicurezza in armonia con tutte le altre componenti del Servizio nazionale della protezione civile.
Auspichiamo che la riconsiderazione di tale provvedimento conduca al riconoscimento del valore insostituibile che il volontariato di protezione civile, ma come chiarito più in generale il Terzo Settore, per la funzione a cui assolve nella vita sociale del Paese.”